Il giovane Sho si reca nella casa di campagna della sua famiglia per qualche giorno di riposo prima di sottoporsi a un delicato intervento al cuore. La casa però nasconde un segreto: da anni sotto il pavimento abitano i Prendinprestito, una popolazione di esserini alti pochi centimetri che “prende in prestito” gli oggetti dalle case sopra di loro per riuscire a vivere. Al momento è rimasta solo una famiglia di Prendinprestito sotto il pavimento della casa della famiglia di Sho. La figlia, Arrietty, è un tipino intraprendente e spesso fa delle sortite all'aperto per cercare cose utili. Durante la sua prima “presa in prestito”, la notte del suo quattordicesimo compleanno, viene scoperta da Sho, che rimane da subito incuriosito e affascinato da quell'esserino e tenta di aiutarla. Ma la convivenza tra esseri umani e Prendinprestito è parecchio complicata...
Tratto dal romanzo “The Borrowers” di Mary Norton, Arrietty è un progetto che Miyazaki e Takahata avevano già in cantiere da diversi anni. La realizzazione è stata affidata a Hiromasa Yoneabayashi, alla sua prima regia dopo diversi anni come capo animatore nei film del maestro Miyazaki, che qui si limita invece al ruolo di sceneggiatore. Lo stile è quello delicato e morbido dello Studio Ghibli e la regia di Yonebayashi è convincente, anche se per il momento sembra ancora troppo simile a quella del suo sensei, ma le basi per una buona carriera ci sono tutte. Il film risulta divertente e appassionante, con sequenze divertenti e diversi momenti emozionanti. Bellissime le ambientazioni, con trovate geniali per quanto riguarda il piccolo mondo dei Prendinprestito, che lasceranno a bocca aperta grandi e piccini. Per quanto riguarda l'edizione italiana, le voci dei personaggi sono azzeccate e la recitazione convincente. Non ci ha convinti invece l'adattamento. Passi il voler sempre ricercare la maggior aderenza possibile alla grammatica e alla sintassi giapponese, ma alcune frasi sono forzate e con un lessico fin troppo arcaico per la lingua italiana (ad esempio: per lo zucchero non ce la si è fatta...ma quando mai un marito si rivolge in quel modo alla moglie?) oppure il fatto che la governante dia del “signorino” a Sho, salvo poi dargli del tu nella frase (signorino Sho FAI questo o quell'altro...). Se il tono è quello reverenziale (ipotesi più probabile), allora il tu nella frase italiana è sbagliato. Se il tono è quello “dispregiativo” (signorino usato come termine altezzoso, ma non ci sembra decisamente il caso), allora è sbagliata l'intonazione nel doppiaggio. Forse sarebbe ora di cominciare a pensare che non tutti quelli che vedono il film in italiano sanno com'è costuita una frase giapponese e iniziare ad adattare la lingua giapponese a quella italiana e non viceversa... |
Commenti
*sarcastic mode* A me sembra che invece il film sia adattato a SUO uso e consumo, pensi un po'!!!
Ah....già....l'adattamento ha la firma di Gualtiero Cannarsi.....chissà chi è!!!*fine sarcastic mode*
Tanto non si preoccupi, la Lucky Red i MIEI soldi non li vedrà mai, finché tali film avranno la sua firma.Tengo a ribadirlo!A me il suo lavoro NON piace! Le ricordo, che il Giappone è area 2 come l'europa per i DVD e tali dvd hanno i sottotitoli inglesi approvati dallo Studio Ghibli. Quindi non è un problema avere tali opere in originale, mi spiace solo di non poter apprezzare le doti recitative dei nostri doppiatori, ma se posso evitare il suo "adattamento" è un male minore!
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